Mi domando se veramente so chi sono

Con queste parole inizia la lettera della paziente intelligente, narcisista e un po’ anche rompiscatole. “Le scrivo dopo tanto tempo, quando pensavo di essermi finalmente liberata di lei (!), perché la notizia della morte di una mia ex carissima amica mi ha scombussolata. Mi scusi, spero che questa sia la mia ultima lettera per lei. Non cerco neppure una risposta, mi basta sapere che lei mi leggerà. Perchè lei mi leggerà, di questo sono sicura.”

E io fedelmente trasmetto a te, mia lettrice o lettore, questa lettera che penso possa essere utile anche a te come lo è stata per me.

” Mi domando se veramente so chi sono” …….questo dubbio è sorto quando ho incominciato a pensare a come eravamo io e Franci ai tempi del liceo. La notizia della sua morte mi è capitata sotto gli occhi leggendo su Facebook i necrologi della piccola cittadina di provincia, da cui entrambe proveniamo. Non so dirle bene quello che ho provato. Sono rimasta imbambolata davanti a quelle righe nere che davano l’annuncio. Non me l’aspettavo proprio una notizia del genere. Va bene, è ovvio, la morte è dietro l’angolo e in qualunque momento può apparirci davanti, però mi è sembrato che fosse apparsa troppo presto per Franci che ha la mia età. Già , abbiamo superato gli anta da un pezzo, ma non siamo ancora decrepite, eppure lei se ne è andata. Adesso toccherà a me, ho pensato e ho sentito qualcosa che mi si muoveva dentro, ma non so dire cosa. Ci ho pensato tutto il giorno e con la mente sono andata agli anni del ginnasio, del liceo, gli anni in cui ci siamo conosciute e ci siamo frequentate giornalmente. Ho rivisto la Franci, ragazzina carina, brunetta , allegra, gentile. Siamo state compagne di banco dalla quarta ginnasio al terzo liceo, anno della maturità. Abbiamo vissuto insieme i primi innamoramenti, lei era più bella di me e aveva tanti corteggiatori. Qualche volta forse l’ho anche invidiata, soprattutto perché era più ricca di me e la sua famiglia era più importante della mia. Le nostre strade si sono separate alla fine del liceo, dopo l’esame di maturità. Io sono partita per l’Inghilterra a fare la babysitter e studiare l’inglese, lei si è trasferita a Milano e si è iscritta all’università alla facoltà di giurisprudenza. Ci siamo riviste quarantenni, tutte e due con matrimoni sfasciati alle spalle, io con un figlio , lei con due figlie affidate al padre. Ci siamo riviste perchè lei , di passaggio nella mia città aveva voluto rivedermi. E in quell’incontro ho scoperto qualcosa che mi ha sorpreso, che non avrei mai immaginato. Franci mi ha detto che ero sempre stata per lei un modello,un esempio di vita. Mi ha detto che aveva saputo tutto della mia vita, delle mie varie peripezie e che mi aveva ammirato molto. Può ben immaginare il mio stupore nell’ascoltare quelle parole. Ero anche un po’ spaventata dal suo comportamento, soprattutto dalla reticenza con cui rispondeva alle mie domande: perchè questo interesse quasi ossessivo per la mia vita? Avevamo passato insieme un’intera giornata, a pranzo lei si era limitata a un’insalata scondita. Alla sera, dopo averla lasciata in albergo, ero sfinita . Ero stata tutto il giorno con una sconosciuta: niente di quella donna magra, vestita di nero, con gli occhi sempre vigili e sospettosi mi ricordava la mia Franci del liceo. Una settimana dopo mi ha telefonato con una richiesta assurda: andare negli uffici di una nota casa editrice per recuperare la copia di un suo libro inviato per essere visionato. Le ho risposto che mi stava chiedendo di spendere una giornata di lavoro per recuperare il suo libro, che era più opportuno rivolgersi direttamente alla casa editrice o a un’agenzia. Ha bruscamente interrotto la comunicazione e da allora non l’ho più sentita. Da un nostro compagno di liceo ho poi saputo che era stata ricoverata per qualche tempo nel reparto di psichiatria dell’ospedale della nostra cittadina di provincia; che questo era il motivo per cui il padre aveva ottenuto l’affidamento esclusivo delle due figlie; che aveva rotto i rapporti con tutti tranne che con lui, che come avvocato l’assisteva nelle varie cause che aveva intentato. Insomma una vita rovinata. Ma come è possibile che una persona cambi così tanto? Franci, cosa è successo? perchè sei cosi diversa dalla Franci che conoscevo io? O forse tu eri già così , ma io ero troppo superficiale per capirlo? Certo a 50anni o 60anni si è diversi da quando si era ventenni o trentenni, però non così diversi da essere irriconoscibili. Ecco allora che penso che non ti ho mai visto come eri veramente, Franci, non ho mai capito niente di te e neppure di me. Come ho potuto essere un modello per te, io che mi sono sempre considerata una sfigata, io che per tutta la vita ho cercato inutilmente di capire chi sono e cosa voglio. Che peccato non poter tornare indietro e scrivere un nuovo copione della nostra vita. Ormai tu te ne sei andata,Franci, e io sono ancora qui a pormi tanti perchè senza alcuna speranza di risposta.”

Addio, dottoressa , questa è la mia ultima lettera. Questa volta ho tagliato il cordone ombelicale che mi legava a lei. L’ho tagliato io. Sono pronta a vivere gli anni che mi restano consapevole che siamo tutti precari in questa vita, che non possiamo avere certezza di niente , che solo vivendo sapremo se abbiamo fatto una scelta giusta o sbagliata.Le auguro ogni bene dottoressa. GRAZIE!

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Rosalba Scavia- psicoanalista Iscrizione all'albo psicologi e psicoterapeuti del Lazio con il n.548 Titoli di studio: Laurea in psicologia Laurea in sociologia