Entra furiosa e nemmeno saluta!. La seguo, richiudo la porta e mi seggo sulla mia poltrona. Lei è in piedi, guarda il lettino, guarda me poi si siede e :” Non ce la faccio a sdraiarmi, sono incazzatissima…..non sopporto più ‘sta gente che ti chiede scusa continuamente e continuamente ripete gli stessi comportamenti. Mi sono proprio rotta le scatole.” Sono stupita dello scatto di rabbia di Miriam. Miriam è sempre molto calma, troppo calma direi, manda giù certi rospi…….fino ad oggi sembrava incapace di ribellarsi, incapace di dire di no, incapace di far valere i suoi diritti, le sue ragioni. Giustificava sempre tutti, il marito, i figli, la madre, le amiche. Era in analisi da quattro anni , ma il dire “NO” sembrava essere per lei ancora un ostacolo insormontabile, almeno fino ad oggi. Aspetto in silenzio . Qualunque cosa dicessi in questo momento finirebbe nel tritacarne della sua rabbia, non solo, sarebbe controproducente: per mesi, per anni, di settimana in settimana come un mantra il ” lascia venir fuori la rabbia” ci aveva accompagnato nelle nostre sedute e adesso che la rabbia incominciava a venir fuori……. no, nessun commento è utile, nessuna parola, ma soltanto fiducioso silenzio e ascolto. Ascolto ciò che avviene nel silenzio e guardo le immagini che scorrono nella mia mente come viste dal vetro di un treno in corsa mentre la parola ” SCU – SA” “SCU – SA” “SCU – SA” ritmicamente le accompagna. Sto pensando che anch’io qualche volta avrei voluto mandare a quel paese chi mi stava chiedendo SCUSA. Si, perché spesso SCUSA è proprio una scusa! E’ una presa in giro! E’ un modo per continuare a fare i propri comodi senza sentirsi in colpa. Come quel paziente che arrivava sempre in ritardo alla seduta e esordiva ogni volta con le identiche parole “Le chiedo scusa per il ritardo, ma c’era un traffico….!” Non potevo dirgli che il suo ritardo era una provocazione inconscia per coinvolgermi in una polemica dialettica che lo faceva sentire vincitore e soprattutto lo aiutava a negare la sua dipendenza dall’analista. Anche fuori dalla stanza di analisi i ritardi hanno un significato diverso da quello consapevolmente dichiarato da chi li mette in atto. Perciò le scuse sono ricevute con ipocrita accondiscendenza. Che dire di chi arriva costantemente in ritardo agli appuntamenti? E’ inutile irritarsi, aversela a male e giudicare il comportamento come mancanza di rispetto. Nella maggior parte dei casi si tratta del rapporto nevrotico con il tempo: difficoltà a riconoscere le regole, paura della dipendenza, insicurezza , immaturità. C’è poi “SCUSA” accompagnata da regalo o fiori. E accade di solito nell’ambito del rapporto di coppia. E’ proprio questo tipo di ” SCUSA” perdurante nel tempo che ha fatto esplodere la rabbia di Miriam. Oggetto della sua furia è un orologio di Cartier, che Miriam getta sul lettino ” ….Così non arrivi più in ritardo…! Mi ha detto lo stronzo ( riferendosi al marito), come se non sapessi che è per farsi perdonare l’ultima zoccola che gliel’ha data in cambio di due denti ! ( il marito di Miriam è dentista) Ma adesso basta. Ho deciso, chiedo la separazione giudiziale per colpa. E comunque da oggi ho anche deciso di mandare a quel paese chiunque mi chieda SCUSA. Non voglio più sentire questa parola per il resto della mia vita. Com’è che si dice? -meglio prevenire che curare- Ecco, allora gente evitate di mettervi in situazioni per cui poi dovete chiedere SCUSA . Mi sento meglio, mi sono sfogata , adesso mi sdraio e incominciamo la seduta. Grazie dottoressa, grazie che la mia rabbia sta finalmente venendo fuori.”