” Dottoressa, ho scoperto la creta!” sono le prime parole dell’ultima lettera della mia ex paziente, che ha ancora difficoltà a considerare terminato il cammino psicoanalitico percorso con me. E prosegue:” Mi sono innamorata della creta. Ha un potere tranquillizzante incredibile. E’ successo che ho accettato l’invito della mia amica scultrice e sono andata a casa sua. Il posto è straordinario: una casa nel bosco sugli Appennini laziali, circondata da querce gigantesche, fiori ovunque che fanno compagnia alle sue sculture colorate. Veramente un paesaggio da favola. A pochi passi dall’abitazione c’è il laboratorio dove ho fatto la mia prima esperienza con la creta. All’inizio ero abbastanza scettica, mi sembrava di svolgere un lavoro infantile, ma senza l’entusiasmo e la creatività di un bambino. Ovviamente tenevo per me i miei pensieri , non volevo deludere la mia amica così convinta delle qualità terapeutiche del maneggiare la creta. ” Premi per far uscire l’aria, ma con leggerezza….. fai scivolare le dita con delicatezza, la creta è viva…crea spazi, vuoti….. se le pareti sono troppo spesse poi nel forno scoppiano! ” Di suggerimento in suggerimento le ore passavano mentre io, immersa nel lavorare la creta, non me ne rendevo conto. Incredibile, quando ho alzato la testa e guardato fuori dalla finestra, era tutto buio, il pomeriggio era trascorso in armonioso silenzio intercalato da un morbido sottofondo musicale e qualche pacata parola della mia amica-maestra. Dottoressa, ero esterrefatta, non mi riconoscevo più, è difficile dirle ciò che provavo. Se dico una sensazione di pace, non dico abbastanza. Mi sentivo più serena, non più in guerra con me stessa e con il mondo. Avrei voluto dirlo alla mia amica, ma non mi uscivano le parole, che forse in quel momento sembravano inutili. Ho detto soltanto ” hai visto, è già buio, non mi sono accorta del tempo che passava” “eh, si, succede quando si lavora con la creta” mi ha risposto lei sorridendo.